Il XXIII Festival di Musica Sacra, si amplia quest’anno in un progetto articolato che segue come traccia di riflessioni “L’antico nel nuovo”. Un percorso in cui si uniscono musicisti, artisti e critici d’arte, studiosi di storia della chiesa e della musica. Concerti, mostre, cicli di incontri si susseguiranno da ottobre 2014 ad aprile 2015, per raccogliere suggestioni e significati di un tempo che sempre si rinnova. Il progetto ha due fili conduttori tra loro intrecciati. Innanzituto il dialogo interreligioso e interculturale, esigenza oggi imprescindibile, trovandoci nell’epoca della globalizzazione e di una comunicazione che, grazie alle moderne tecnologie, non ha quasi più confini ma anche della convivenza in ogni luogo, tra persone appartenenti a culture, etnie e religioni diverse. E inoltre il rapporto tra l’antico e il nuovo, quindi le loro possibili innumerevoli reciproche contaminazioni e i significati che queste ultime possono assumere. Si coglie, allora, come i due filoni portanti del progetto necessariamente si incontrino: il rispetto e il consolidamento della propria identità, l’apprendimento dalla storia (l’antico) rappresentano una ricchezza da investire per la generazione di novità, per l’individuazione di risposte innovative a bisogni che evolvono (il nuovo). Ma ciò è possibile solo in una dimensione dialogica.
Nel progetto “L’antico nel nuovo” si fa portatrice di questo messaggio l’espressione artistica, nelle sue diverse forme. Il Festival di Musica Sacra, alla sua ventitreesima edizione, è occasione d’incontro di culture religiose e momento di valorizzazione di espressioni di popoli diversi con interpreti di alto valore artistico scelti nel panorama nazionale e internazionale. La mostra dell’artista Franco Dugo nelle sale del complesso abbaziale di Sesto al Regehena, comunica il valore e la ricchezza dell’osmosi tra antico e nuovo. Si tratta, infatti, di opere ispirate dai grandi maestri del passato, ai quali l’artista riconosce la capacità di insegnare anche all’oggi. Si inserisce nel percorso una serie di incontri di approfondimento che rappresentano momenti in cui sedimentare le suggestioni artistiche: sull’arte nello spazio liturgico tra Friuli, Slovenia e Nord Europa, sulle visioni apocalittiche nella musica del Novecento, sul contributo della musica cattolica tra ‘800 e ‘900 sull’umanità di Dmitri Shostakovich; su momenti di storia della chiesa: l’Europa cristiana dalle millenarie controversie alla modernità; e Fede e celebrazioni nelle esperienze cristiane. Alcuni percorsi guidati saranno, infine, l’occasione anche per una riflessione sulla perdita di valore degli spazi di relazione storici a svolgere la loro funzione di luoghi d’incontro, mentre contemporaneamente nuovi luoghi di relazione sembrano essere individuati nella pratica quotidiana e, forse, altre trasformazioni si presenteranno in un’ottica di multiculturalità. Possiamo dire che questo Festival Internazionale di Pordenone è una iniziativa ormai storica per il territorio non solo friulano, ma pure veneto e anche per realtà europee soprattutto contermini. Per la crescente partecipazione di anno in anno, può dirsi che appartenga anche alla categoria del turismo culturale. A condizione che la parola turismo non venga ristretta, sia pure senza escluderli, agli ambiti della gastronomia e dell’ospitalità alberghiera.
Il nostro Festival ha la consapevolezza di un turismo consistente anche negli scambi, tra regioni, nazioni, realtà socio-culturali, istituzioni le più varie, di esperienze e presenze mutuate. Scambi che trasmettono conoscenze e collaborazioni; espansioni, quindi, per quel che ci riguarda, a un notevole raggio di influenze reciproche sotto i più vari profili: dalle sinergie di competenze, dall’interazione tra varie forme di arte e cultura, alla stessa conoscenza diretta del nostro territorio attraverso informazioni allargate, partecipazioni crescenti, incontri di approfondimento con specialisti e quindi itinerari guidati nelle zone più interessanti, e spesso altrettanto sconosciute, della nostra regione. “Antico e nuovo”, “lontano e vicino”, quindi, possono essere formule veritiere e parametri caratteristici del nostro modo di intendere turismo culturale e perciò collegare espressioni di musica, arte e cultura, di varie forme e tempi, e pure conoscenze del territorio nei suoi valori antichi e attuali. Investendo di volta in volta istituzioni, associazioni, personaggi che sono espressione di realtà diverse, in sé molto valide, ma tutte bisognose di connessioni, contro una ancestrale tendenza all’isolamento e all’accontentarsi di se stessi, per una chiusura ormai insostenibile.
Luciano Padovese – Presidente Presenza e Cultura
Maria Francesca Vassallo – Presidente Centro Iniziative Culturali Pordenone