• 23 Novembre 2014
  • ore 20:45
  • Duomo Concattedrale San Marco
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OFFICUM CONSORT

WALTER TESTOLIN E ALESSANDRO DRIGO
Direttori

barbara codutti, eugenia corrieri, mara corazza, paola crema, elisabetta gasparotto, roberta marano, eleonora serena, yoko sugai
Soprani

elisa bagolin, elisabetta bonotto, giuseppe cabrio, lisa friziero, michaela magoga, fabiana polli, maria zalloni, lucia zigoni
Alti

massimo altieri, marco barbon, matteo benetton, marco della putta, oscar durat, peter gus, fulvio trapani, claudio zinutti
Tenori

enrico basello, marco casonato, franco cisilino, francesco del bianco, stefano giusti, pio francesco pradolin, nicola rampazzo, carlo roni, alberto santarossa
Bassi 
La scrittura per doppio coro a 4 secoli di distanza
Orlando di Lasso “Missa Super Osculetur me”
Frank Martin “Messa a doppio coro”

Antico e moderno si abbracciano idealmente in questo nuovo progetto dell’Officium Consort, dove si mettono a confronto due stili di scrittura per doppio coro distanti tra loro la bellezza di quattro secoli: il forte contrasto che si crea dalla contrapposizione di una forma estremamente lineare e distesa (Orlando di Lasso) con una scrittura dove le armonie moderne sono abbinate a continui cambi di tempo (Frank Martin). L’Officium Consort si avvarrà della collaborazione di uno dei più importanti e riconosciuti interpreti della musica antica, a livello nazionale ed internazionale: il maestro Walter Testolin.

LA SCRITTURA PER DOPPIO CORO A 4 SECOLI DI DISTANZA
Antico e moderno si abbracciano idealmente in questo nuovo progetto dell’Officium Consort, dove si mettono a confronto due stili di scrittura per doppio coro distanti tra loro la bellezza di quattro secoli, offrendo così all’ascoltatore il forte contrasto che si crea dalla contrapposizione di una forma estremamente lineare e distesa (Orlando di Lasso) con una scrittura dove le armonie moderne sono abbinate a continui cambi di tempo (Frank Martin), con un lontano richiamo alla melodia gregoriana, presente soprattutto nell’Agnus Dei (anche se è un gregoriano aggiornato al nuovo secolo).
Ricorrono nel 2014 i quarant’anni dalla morte di Martin e quattrocentoventi da quella di Orlando di Lasso: proprio nell’affrontare la scrittura di quest’ultimo, l’Officium Consort si avvarrà della collaborazione di uno dei più importanti e riconosciuti interpreti della musica antica, a livello nazionale ed internazionale: il Maestro Walter Testolin.
Anche se Orlando di Lasso (1532-1594) è forse il più celebre compositore del tardo rinascimento, le poche registrazioni della sua musica non danno un’impressione adeguata della sua grandezza.
La sua produzione è talmente vasta e diversificata che risulta fin difficile sapere da dove cominciare: sicuramente, per gli appassionati di musica sacra, il punto “zero” è rappresentato dall’ampia raccolta delle Messe (ne risultano composte più di 70, da quattro a otto voci), anche se queste sono state a lungo considerate opere inferiori.
C’è del vero in questa affermazione, soprattutto per quanto riguarda le prime Messe scritte a quattro voci, ma le composizione successive a sei e otto voci sono da considerarsi fra le più interessanti di quel periodo specifico.
Vi è una notevole ricchezza di materiale ancora da esplorare in questa tipologia di scrittura del compositore fiammingo e le tre Messe a doppio coro possono oggi essere considerate come le composizioni più affascinanti ed impegnative al tempo stesso.
Queste tre Messe sono: Bell’Amfitrit altera, Vinum bonum e la Osculetur me, oggetto della nuova produzione musicale dell’Officium Consort.
La formazione musicale di Orlando di Lasso, propriamente Roland de Lassus, è piuttosto oscura. Non si conoscono, infatti, i nomi dei suoi maestri, ma è certo che conobbe e fu influenzato dai grandi musicisti del suo tempo.
Fu fanciullo cantore presso il viceré di Sicilia F. Gonzaga; poi, dopo il 1549, fu a Napoli e quindi maestro di cappella in San Giovanni in Laterano a Roma. Dopo un viaggio in patria, in Inghilterra e in Francia, nel 1557 si stabilì a Monaco, dapprima come tenore della cappella del duca Alberto V di Baviera, poi dal 1562-63 come maestro di cappella. Seguì il duca nei suoi viaggi attraverso l’Europa, venendo a contatto con esperienze musicali diverse e godendo del favore delle grandi corti.
Si presume che Lassus abbia imparato la tecnica di scrittura per doppio coro in Italia, dal momento che non avrebbe mai incontrato questo metodo compositivo e di disposizione del testo nella sua terra d’origine.
Infatti, nonostante la complessità e la varietà degli atteggiamenti stilistici ed espressivi propri della scuola fiamminga, è possibile isolare alcuni tratti tipici e peculiari: su tutti, la creazione di uno stile basato sull’ideale equivalenza di tutte le parti del tessuto contrappuntistico e sull’uso
dell’imitazione rigorosa come mezzo per conferire organicità alla struttura compositiva.
Lo sfruttamento delle più complesse tecniche contrappuntistiche si inserisce in una concezione estetica lucidamente intellettuale e speculativa.
Questo stile di scrittura, che porta all’espressione più sottile ed intima, è all’estremo opposto dalla maggior parte della musica antifonale, che mira ad impressionare l’ascoltatore per la sua grande purezza.
In termini musicali, la differenza tra i due stili si può riassumere come differenza tra musica concepita in senso orizzontale, che è l’essenza del contrappunto, e musica concepita verticalmente, come la maggior parte della musica barocca italiana.
È abbastanza difficile fare generalizzazioni sulla musica di Orlando di Lasso: tuttavia, possiamo dire che il mottetto che apre il programma Osculetur me e tutta la Messa omonima rientrano nella seconda categoria. Il rischio della scrittura per doppio coro è che il suo effetto imponente possa perdere tutto il suo fascino ed il suo potere subito dopo il primo ascolto: spesso questo si è verificato con i primi esperimenti di scrittura per doppio coro della scuola veneziana e Orlando di Lasso, nella ricerca della soluzione volta ad ovviare il problema, occupa sicuramente un posto importante nello sviluppo delle prime forme di barocco italiano.
Mottetto e Missa Osculetur me rappresentano un ottimo esempio di come Lassus rivolse questo nuovo metodo di composizione al fine di dare una nuova luce alla scrittura per doppio coro, che funse anche da modello per il compositore veneziano Andrea Gabrieli, che incontrò a Monaco nel 1560.
Nel mottetto Osculetur me i principali punti di forza dell’intera Messa sono già evidenti: frasi abbastanza lunghe per ogni coro, in modo da
rendere possibile un breve contrappunto, una forte differenza di sonorità tra i passaggi da un coro all’altro e quando i due cori cantano assieme (non sempre il caso nella musica veneziana del periodo), una successione di frasi che rimandano a stati d’animo e contorni contrastanti ben identificabili (ad esempio, la scrittura quasi sensuale della frase “oleum effusum nomen tuum” e della vicina antifona “Trahe me post te”) .
Il vantaggio è che mentre nel mottetto questi contrasti sono suggeriti dalle parole stesse, quando Lassus è arrivato al punto di impostare la scrittura della Messa aveva un potente insieme di motivi da distribuire nel testo.
L’antifona già descritta precedentemente “Trahe me post te” è utilizzata in modo superbo in quasi tutti i movimenti della Messa e come non mai nel secondo Kyrie, dove Lassus inaspettatamente scrive la voce del soprano in sincope.
In altri punti, ha dimostrato che poteva, proprio come Palestrina, riscrivere o estendere il suo modello musicale al più sofisticato modo di trattare la parodia. Il quartetto con cui inizia il “Crucifixus” nel Credo è l’esempio più lampante, ma alcune battute del “Sanctus” e del primo “Agnus Dei” rivelano la stessa tecnica, mente il “Benedictus” sembra essere una nuova composizione, del tutto estranea a questo stile.
Nato a Ginevra nel 1890 Frank Martin, compositore svizzero, ultimo di dieci figli della famiglia di un ecclesiastico, cominciò a suonare e improvvisare al pianoforte ancora prima di andare a scuola.
All’età di nove anni compose delle affascinanti canzoni per bambini che, nonostante non avesse ancora studiato le forme musicali e l’armonia, risultano perfettamente equilibrate.
Un’esecuzione della Passione secondo Matteo di J. S. Bach, ascoltata all’età di dodici anni, lasciò una impressione permanente nel compositore, per il quale J. S. Bach rimase il vero maestro.
Frequentò la Scuola Latina e, per accontentare i genitori, frequentò per due anni gli studi di Matematica e Fisica all’Università di Ginevra.
Nello stesso periodo cominciò a studiare pianoforte e composizione con Joseph Lauber, che lo iniziò al “mestiere”, specialmente nella strumentazione.
Tra il 1918 e il 1926 Martin visse a Zurigo, Roma e Parigi, alla ricerca del suo proprio linguaggio musicale.
La Messa per due cori a quattro voci fu completata nel 1926, quando il compositore svizzero aveva trentasei anni e portava a termine un ampio percorso formativo tra Svizzera, Italia e Francia, tornando nella natale Ginevra per assumervi incarichi d’insegnamento.
Avrebbe poi scelto l’Olanda e la Germania postbellica come luoghi di residenza e di lavoro, rientrando in Svizzera solo alla fine degli anni Cinquanta.
Nell’accostarsi alla forma canonica della musica liturgica, il giovane Martin adottò integralmente e senza alcuna modifica il testo latino dell’Ordinarium Missae, le cui sei parti egli compose secondo la tecnica del doppio coro o dei cori battenti. Tale composizione, il cui periodo di gestazione oscilla tra il 1922 (Kyrie) e il 1926 (Agnus Dei), si rifà a modelli compositivi che richiamano epoche precedenti, dall’antica monodia al contrappunto di ispirazione bachiana.
Del periodo romantico Martin riprende l’utilizzo dei temi musicali e la loro ripetizione in forma simile ma mai uguale, e contrappone alle dissonanze novecentesche diverse sezioni all’unisono, sia a voci pari che, come nel caso dell’Agnus Dei, affidandolo interamente ad uno dei due cori.
È inoltre interessante notare come l’adozione del tradizionale testo liturgico porti con sé
anche soluzioni tipiche date dalla storia della musica ai momenti fondamentali della messa: nel “et resurrexit” del Credo il giubilo viene inizialmente affidato alle voci femminili, prime portatrici del messaggio di resurrezione del Cristo, per poi estendersi a tutto il coro, così come l’“Hosanna” di Sanctus e Benedictus.
Pur componendo le sei parti della messa in modo che esse risultino autonome e, apparentemente, non collegate tra loro, Martin segue una precisa successione logica nella scelta delle tonalità di impianto di ogni sezione, rendendole indipendenti ma allo stesso modo concatenate in un’unica grande opera, a tutt’oggi considerata tra i maggiori capolavori della musica corale del XX secolo.
WALTER TESTOLIN Cantante e direttore di coro, la sua attività professionale si è svolta sin dall’inizio nell’ambito della musica rinascimentale e barocca, con diverse esperienze anche nel repertorio contemporaneo.
Basso profondo di particolare estensione e duttilità, svolge intensa attività nei generi dell’Oratorio, della Cantata e dell’Opera barocca e nel repertorio rinascimentale sia sacro che madrigalistico per ensemble, cantando per prestigiose istituzioni concertistiche e teatrali sotto la guida di direttori quali Sigiswald Kuijken, Alan Curtis, Andrew Lawrence-King, Peter Maag, Fabio Bonizzoni, Diego Fasolis, Barthold Kuijken, Michael Radulescu, Ottavio Dantone.
Nella sua produzione discografica, composta d’oltre cento titoli, spiccano l’integrale dei Madrigali di Claudio Monteverdi e di Carlo Gesualdo oltre alla partecipazione all’integrale delle musiche di Heinrich Schütz.
Ha inoltre effettuato registrazioni per molte delle più importanti emittenti radio- televisive
europee. Collabora con La Petite Bande di Sigiswald Kuijken, prendendo parte alle tournée e alle registrazioni discografiche del Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi, della Johannes-Passion di Johann Sebastian Bach e della Weihnachtshistorie di Heinrich Schütz.
Ha collaborato in veste di direttore di coro alla prima mondiale del Mosé di Michael Nyman (Roma 2001) ed è stato invitato nell’ottobre 2008 a dirigere la Messa per 6 voci e 3 bayan che il “Laboratorio per la Musica Contemporanea al Servizio della Liturgia” di Milano ha commissionato a cinque rappresentativi compositori europei.
Studioso appassionato dell’opera di Josquin Desprez, della quale è considerato uno dei più attenti e significativi conoscitori ed esecutori in assoluto, il suo nome è indissolubilmente legato a De labyrintho, ensemble vocale da lui fondato che sotto la sua direzione si è segnalato come uno dei gruppi vocali di riferimento nel repertorio rinascimentale e la cui attività discografica ha ricevuto riconoscimenti come il Gramophone Critic’s Choice 2004, la segnalazione ai Klara Muziekprijzen 2007 come ensemble emergente e il Premio Amadeus 2008 per il Miglior disco dell’Anno.
Cifra particolare delle sue esecuzioni è la costante attenzione dedicata alla restituzione dei significati profondi del testo cantato, inteso come vero motore dell’interpretazione musicale, e la cura rivolta al rapporto tra le musiche eseguite e gli ambienti culturali, filosofici e artistici che le hanno prodotte.
Tiene corsi, conferenze e Masterclass presso prestigiose istituzioni italiane ed estere e collabora, in qualità di consulente del direttore editoriale, alla “New Josquin Edition”, nuova edizione critica delle musiche di Josquin Desprez, edita dal Reale Istituto Olandese di Studi Musicali.
È autore di uno studio, reso pubblico durante il Symposium Josquin & the Sublime svoltosi presso la Roosevelt Academy dell’Università di Utrecht (NL) e la cui versione definitiva è stata pubblicata nella Rivista Italiana di Musicologia, che riconosce in Josquin Desprez il soggetto del “Ritratto di Musico” di Leonardo da Vinci conservato nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano.
Ha partecipato al film Sul nome B.A.C.H. di Francesco Leprino, eseguendo con De labyrintho il Contrappunto X dell’Arte della Fuga.
È direttore dei corsi estivi Rovigo Musica Antica organizzati dall’associazione Il Canto delle Muse in concorso con il Conservatorio “Venezze” di Rovigo e dal 2011 dirige l’ensemble giovanile vocale e strumentale RossoPorpora.
ALESSANDRO DRIGO Nato a Pordenone nel 1977, Alessandro Drigo ha compiuto gli studi di pianoforte presso la Scuola di Musica “Pietro Edo” di Pordenone sotto la guida di M. Baldin diplomandosi brillantemente al Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia. Seguitamente ha avuto modo di perfezionarsi con i maestri R. Repini, P. Bordoni, D. Rivera per il pianoforte, L. Antonaz e A. Tenaglia per il repertorio liederistico. Parallelamente agli studi strumentali ha sempre coltivato la passione per il mondo corale: cantore e strumentista in diverse formazioni corali del pordenonese, dal 2003 è membro dell’Officium Consort di Pordenone con il quale ha conseguito importanti premi e riconoscimenti in ambito nazionale ed internazionale.
Ha frequentato corsi e masterclasses sulla direzione di coro con i maestri A. Martinolli D’Arcy, M. Dal Bianco, L. Donati, L. Marzola, N. Corti.
Già membro della commissione artistica dell’USCI provinciale e della commissione artistica di “Corovivo – confronti corali del FVG”, attualmente ricopre il ruolo di commissario artistico
per la provincia di Pordenone all’interno dell’USCI Friuli Venezia Giulia.
Dal 2012 è direttore dell’Officium Consort, con il quale ha realizzato diverse produzioni sia per coro virile che in formazione a coro misto, riscuotendo consensi di pubblico e critica.
OFFICIUM CONSORT di Pordenone, costituito nel 2001, è il risultato di un progetto formativo iniziato all’interno dell’U.S.C.I. Pordenone, dedicato all’interpretazione del canto corale ad indirizzo polifonico, particolarmente rivolto alla vocalità virile, tenuto dal compianto maestro Piergiorgio Righele.
Superata la fase sperimentale, il gruppo, sotto la guida dei maestri Giorgio Mazzucato, Danilo Zeni e Davide De Lucia, ha intrapreso con successo la strada della ricerca di progetti musicalmente e stilisticamente organici e coerenti, volgendo la propria attenzione in particolare al repertorio gregoriano, alla prepolifonia ed ai mottetti rinascimentali.
L’Officium Consort (già Coro Maschile dell’USCI di Pordenone) ha avuto modo in più occasioni di proporre il proprio originale ed interessante repertorio, suscitando ovunque vivo interesse ed entusiastici apprezzamenti.
Nel 1999 si è aggiudicato il secondo posto (primo non assegnato) nella categoria di canto gregoriano al 38° Concorso Internazionale di Canto Corale “C.A. Seghizzi”.
Nel 2004 ha vinto il secondo premio nella categoria di Canto Monodico Cristiano al 52° Concorso Polifonico Internazionale “Guido d’Arezzo” (miglior coro italiano).
Nel 2005 e nel 2007 l’Officium Consort si è classificato nella fascia di Eccellenza della manifestazione “COROVIVO” – Confronti Corali Itineranti del Friuli Venezia Giulia.
Nel 2008 ha vinto il terzo premio ex-aequo al 43° Concorso Nazionale Corale Trofei “Città di Vittorio Veneto”.
L’etichetta milanese “La Bottega Discantica” ha pubblicato tre produzioni discografiche dell’Officium Consort: “Concordia Discors” – echi gregoriani nella musica d’organo (in collaborazione con Francesco Finotti), “Adoramus te, Domine Jesu Christe” e “Passione di Christo secondo Giovanni”, di Francesco Corteccia.
Sue esecuzioni sono state registrate dalla RAI e da ORF, interviste ai direttori trasmesse da Radio Vaticana e Radio Capodistria.
L’obiettivo del gruppo è lo studio e la diffusione della monodia antica e della polifonia cinquecentesca e seicentesca con particolare riferimento a progetti e programmi diretti al recupero sia di testi che di autori meno frequentati.
La scelta del percorso artistico è sostenuta dalla consapevolezza che l’Officium Consort rappresenta una rarità nel panorama della coralità amatoriale della provincia e della regione per gli obiettivi di ricerca vocale, stilistica, di prassi e di organico.
Da ottobre 2012 l’Officium Consort è diretto da Patrizia Avon (repertorio monodico) e da Alessandro Drigo, che ha esteso il repertorio alla musica del ‘900 ed alle composizioni contemporanee.