- 30 Novembre 2014
- ore 11:00
- Auditorium Centro Culturale Casa A. Zanussi
- 30 Novembre 2014
- ore 11:00
- Auditorium Centro Culturale Casa A. Zanussi
QUARTETTO D’ARCHI DELLA RADIOTELEVISIONE ALBANESE
Blerta Ristani Jakova, violino
Alma Seferaj, violino
Albana Kola Axha, viola
Aristidh Prosi, violoncello
musiche di L. van Beethoven, D. Shostakovich
Il Quartetto op. 132 di Beethoven, con il suo terzo movimento “Canto di ringraziamento alla divinità” è un sublime esempio di “religiosità profana”, momento ascetico in cui la Musica non può che avvicinare l’Uomo a Dio. E invece l’Ottavo Quartetto di Shostakovich, dedicato “alle vittime del fascismo e della Guerra”, è un commosso e tormentato gesto di ripudio universale della violenza e di ogni genere di conflitto tra i popoli.
Il Quartetto d’archi della RTV di Tirana, al di là dell’eccellenza artistica dei suoi componenti, è anche simbolo di una Nazione che sta rinascendo dopo essere passata attraverso gli orrori di una dittatura difficile da dimenticare.
Il Quartetto si articola in cinque movimenti, ma non è solo per questa inconsueta articolazione che questa partitura si allontana da principi costruttivi tradizionali.
Nel primo movimento sono molti gli elementi che si giustappongono senza apparente relazione. In particolare è straordinaria la mutevolezza dei tempi: il compositore alterna sovente Allegro e Adagio, ma spesso scrive note lunghe per rallentare le sezioni veloci creando così delle zone cariche di tensione il cui esito è imprevedibile. Anche sul piano delle dinamiche Beethoven preferisce le separazioni nette (dal fortissimo al pianissimo) piuttosto che le sfumature, accentuando così una sorta di «frammentazione rapsodica».
Nel secondo movimento (uno Scherzo in la maggiore) sembra di ritornare ad una scrittura più distesa, cui contribuisce in modo determinante la sezione centrale (Trio), di carattere pastorale.
Nel terzo movimento il modo lidico citato nel sottotitolo sta ad indicare la tonalità di fa maggiore ma senza il si bemolle. Lo scopo era quello di lavorare con una tonalità fluttuante tra do maggiore e fa maggiore per creare una vasta zona di indeterminatezza che conferisse un’atmosfera di sospensione, di non-risoluzione. Nel 1823 Beethoven aveva terminato la Missa Solemnis e aveva approfondito lo studio dei modi liturgici attraverso la musica del Cinquecento. Se questo può spiegare in parte la scelta armonico-tonale, sembra che il compositore abbia voluto dar voce, con l’assenza di riferimenti certi, al repentino mutare dei sentimenti. Si intrecciano e si alternano infatti due parti: Molto adagio (Canzona di ringraziamento…) e Andante (Sentendo nuova forza), che sono come accenti di stupore, di commozione, veri e propri moti dell’anima alla quale Beethoven si richiama quando, nell’ultima parte del movimento, scrive, «con intimissimo sentimento».
Segue una breve Marcia che ha lo scopo di riportare il Quartetto su binari più consueti e di preparare, attraverso un recitativo (sviluppato dal violino primo), l’ingresso dell’Allegro appassionato conclusivo. Questo rientra nei più tradizionali canoni del Rondò, con un ritornello che rassomiglia ad un appassionato valzer al quale si alternano motivi di canzone.
Il Quartetto n. 8 in do minore di Dmitri Shostakovich è stato scritto in tre giorni, tra il 12 e il 14 luglio 1960) ed eseguito per la prima volta nello stesso anno a Leningrado dal Quartetto Beethoven.
L’opera esce da un periodo particolarmente drammatico della vita del compositore: la sua sempre più opprimente riluttanza ad entrare nel Partito Comunista Sovietico fu aggravata dalla comparsa dei primi sintomi di una debilitante debolezza muscolare che sarebbe poi stata diagnosticata come sclerosi laterale miotrofica.
La dedica in partitura “alle vittime del fascismo e della guerra” fu interpretata dal figlio Maxim come un riferimento alle vittime di tutti i totalitarismi, mentre la figlia Galina sostiene che fosse dedicato a se stesso e che la dedica fosse stata imposta dalle autorità russe. L’amico fraterno Lev Lebedinsky afferma invece che Shostakovich avesse pensato al lavoro come al suo epitaffio in quanto in questo terribile periodo aveva pensato al suicidio.
Il lavoro fu completato a Dresda, dove Shostakovich si trovava per comporre la musica per il film “Cinque giorni, cinque notti”, un progetto congiunto sovietico – tedesco orientale sul bombardamento di Dresda alla fine della seconda guerra mondiale.
Il quartetto, estremamente compatto e concentrato, è in cinque movimenti collegati senza interruzioni.
Il primo movimento si apre con il motivo DSCH (le note re-mi bemolle-do-si nella denominazione anglosassone), che era la firma musicale di Shostakovich. Questo tema lento, estremamente triste si ritrova anche nel suo Concerto per violoncello n. 1, nella Sinfonia n. 10, nel Concerto n. 1 per violino e in altre opera. Il motivo è utilizzato in ogni movimento di questo quartetto ed è alla base del tema più veloce del terzo movimento.
Il lavoro è pieno di citazioni di altri brani del compositore: il primo movimento cita la Prima e la Quinta Sinfonie, il secondo movimento utilizza un tema ebraico del Trio n. 2 con pianoforte, il terzo movimento cita il Concerto per violoncello n. 1, il quarto movimento cita una canzone rivoluzionaria dell’Ottocento e l’aria Seryozha dall’opera di Shostakovich “Lady Macbeth del distretto di Mtsensk”, il quinto contiene ancora un gioco ancora su un motivo di “Lady Macbeth”.
Nel 1962 il celeberrimo Quartetto Borodin, prima di registrare questo lavoro, volle eseguirlo per il compositore nella sua casa di Mosca, per averne delle osservazioni e indicazioni interpretative. Ma Shostakovich, sopraffatto da tanta stupenda realizzazione dei propri sentimenti più intimi, seppellì la testa tra le mani e pianse. I quattro musicisti, conclusa l’esecuzione, chiusero gli strumenti e se ne andarono in silenzio.
Indubbiamente quest’opera ha una valenza fortemente autobiografica, una meditazione appassionata e desolata nel contempo sulle tragedie umane, tra le quali la guerra è forse la più inspiegabile e inaccettabile.
Non è musica descrittiva quella del Quartetto n. 8, anche se in alcuni momenti – il la diesis che risuona in pianissimo nel terzo movimento, ad esempio – sembra evocare immagini di bombardieri che si allontanano. E’ forse la preghiera di un ateo per l’intera umanità.
Il Quartetto d’archi della Radiotelevisione Albanese ha iniziato la propria attività nel giugno 2008 ed è proseguita con continuità in Patria e in numerosi concerti all’estero.
I suoi componenti sono membri stabili e prime parti dell’Orchestra Sinfonica della Radiotelevisione Albanese e svolgono una intensa attività in diverse formazioni, anche come solisti.
Blerta Ristani Jakova, diplomata con il Massimo dei voti all’Accademia delle Arti di Tirana sotto la guida di Ibrahim Madhi, è primo violino dell’Orchestra della Radiotelevisione Albanese. Ha fatto parte di varie formazioni cameristiche partecipando ad importanti festival in Italia e Albania.
Alma Seferaj, ha completato gli studi alla Hochschule di Mainz, Germania, con i professori Christof Schickedanz e Ervis Gega, perfezionandosi in seguito con Uff Schmidt e Andreas Reiner.
Ha collaborato con l’Orchestra Sinfonica di Bonn e in seguito ha vinto il concorso per un posto nell’Orchestra Sinfonica di Göttingen, dove è anche divenuta membro del Quartetto stabile dell’Orchestra.
Dal 2010 è ritornata in Albania come componente dell’Orchestra Sinfonica della RTV. Dal 2012 fa parte del Quartetto d’Archi della RTV.
Albana Kola, diplomata con il massimo dei voti all’Accademia delle Arti di Tirana con il prof. Arian Paco, dal 2001 fa parte dell’Orchestra della RTV Albanese.
Si è perfezionata in seguito con i professori Bruno Pasquier, Nicolas Bonne e Ammi Flammer al Conservatorio di Parigi.
Come membro dell’Orchestra Giovanile Mediterranea ha partecipato a diverse tournèes in Siria, Israele, Malta, Turchia, Palestina, Italia, Francia, anche in formazioni cameristiche.
Si è esibita più volte come solista con l’Orchestra della RTV Albanese.
Aristidh Prosi, da molti anni primo violoncello solista dell’Orchestra della RTV Albanese, si dedica da lunghissimo tempo alla musica da camera, in particolare al quartetto d’archi, formazione che aveva fondato sin dal 1986 nell’ambito della RTV Albanese, con il nome di Quartetto di Tirana. Con questo gruppo ha svolto una intensa attività tra il 1991 e il 2000, incidendo diversi CD e vincendo il premio speciale della Giuria al prestigioso Concorso Internazionale per Quartetto d’Archi di Evian, Francia, nel 1991.
Si esibisce frequentemente come solista con orchestra con un vastissimo repertorio: tra le più importanti performances si ricordano il Concerto di Elgar (direttore Eno Koco), il Doppio Concerto di Brahms (direttore Le Fi Fi) e il Concerto n. 1 di Shostakovich (direttore Lev Nokolajev. Attività che gli è valsa nel 2006 la nomina di “Strumentista dell’Anno” del più importante evento culturale albanese, il Premio KULT.