Emanuela Battigelli arpa Piccolo Coro Artemìa Denis Monte direttore Musiche di Britten, Zuccante, Da Rold, Elberdin, Aernesen, Rutter
Ruota attorno al celebre capolavoro di Benjamin Britten, scritto nel 1942, il programma che vede protagonista uno dei più importanti cori giovanili del Nord Est. Le Ceremony sono una carrellata di canti popolari di carattere religioso, elaborati da Britten per coro e arpa concertante; i testi sono di anonimi medievali (carols) ma anche di autori moderni (Henry James tra gli altri). Emanuela Battigelli, nata in Friuli, è una delle più attive e apprezzate arpiste nel mondo.
Per la prima volta un recital pianistico, dedicato al monumentale ciclo composto nel 1944 da Olivier Messiaen, Vingt regards sur l’enfant Jésus, viene suddiviso in due matinèe, due ore e mezza di splendida musica. Così ne parla lo stesso Autore: “Più che in tutte le mie opere precedenti, ho cercato qui un linguaggio d’amore mistico, potente, tenero, talora brutale, in disposizioni multicolori”. L’esecuzione di Alfonso Alberti, vero specialista di questo repertorio, viene intercalata da suggestioni scritte e recitate da Luca Scarlini, noto scrittore e drammaturgo fiorentino.
Dalia Dėdinskaitė violino Gleb Pyšniak violoncello Vaclovas Augustinas direttore Musiche di Pärt, Skoryk, Vasks, Acito, Šenderovas, Juozapaitis
Una carrellata di composizioni che vengono dalla musicalissima regione baltica, con i capolavori di Arvo Pärt (assai significativo per questi tempi il suo De Pacem) accanto a nuovissime composizioni, appositamente commissionate ad un giovane lituano e a una giovanissima compositrice friulana. Inusuale l’incontro di violino e violoncello accompagnati dal Coro della Municipalità di Vilnius in un programma che verrà replicato nella loro città, come segno tangibile di un partenariato efficace e significativo, nel segno della promozione dei giovani talenti e delle nuove musiche.
Sandro Cappelletto voce recitante Musiche di Haydn, testi di Saramago
Il noto musicologo Sandro Cappelletto ha selezionato alcuni testi di Josè Saramago, tratti dal suo controverso e straordinario libro, Il Vangelo secondo Gesù, per fare da contrappunto al celebre capolavoro di Franz Joseph Haydn, del 1787: “Musica instrumentale sopra le 7 ultime parole del nostro Redentore in croce, ovvero, Sette Sonate con una introduzione ed alla fine un Terremoto”. Un concerto che risuona a distanza con il pezzo di Sofia Gubaidulina, quasi identico nel titolo, completamente diverso nel linguaggio musicale. Protagonista un giovanissimo e promettente quartetto d’archi sloveno.
ORE 20.00 INTRODUZIONE AL CONCERTO DI SANDRO CAPPELLETTO Le sette ultime parole: il Vangelo secondo Gesù di José Saramago incontra la musica di Franz Joseph Haydn
Il programma ruota intorno alla messa di Natale Ave maris stella di Josquin Desprez, di cui abbiamo da poco commemorato i 500 anni della morte nella XXVIII edizione del Festival. Questa messa è basata su un inno sul mistero dell’Annunciazione, il quale racconta che la Vergine Maria concepì il Figlio di Dio attraverso l’afflatus superi flaminis, il soffio di Dio o lo Spirito Santo. Completano il programma alcuni canti gregoriani e mottetti anonimi della preziosa collezione di manoscritti dell’Illustre Confraternita di Nostra Signora di s-Hertogenbosch, eseguiti da uno tra i più acclamati ensemble vocali olandesi.
Francesco Gesualdi fisarmonica Giovanni Ricciardi violoncello Alessio Venier direttore Musiche di Gubaidulina, Pärt, Šostakovič
Tutto dedicato al Novecento questo concerto che ha il suo fulcro nelle Sieben Worte (1982) di Sofia Gubaidulina, tra i massimi compositori viventi: un lavoro che si ispira ai testi evangelici della Passione. Completano il programma lo struggente Cantus in memoriam Benjamin Britten composto da Arvo Pärt nel 1977 alla morte del compositore che sentiva particolarmente vicino alla sua etica artistica; ed il Quartetto n. 8 di Dmitrij Šostakovič, dedicato alle vittime di tutti i totalitarismi. I solisti sono accompagnati dall’orchestra giovanile friulana che si sta rivelando come progetto regionale di assoluto interesse.
Nataša Trček soprano Francesca Gerbasi mezzosoprano Alberto Ambrogiani tenore Francesco Basso basso Orchestra San Marco Coro Polifonico Città di Pordenone Coro maschile Spengenberg Coro femminile Primo Vere Davide Pitis direttore Musiche di Galuppi, Caldara, Pagotto
Nel concerto di apertura del XXXI Festival, il nuovo e l’antico dialogano all’interno di un progetto originale che presenta una prima esecuzione in tempi moderni di un Dixit Dominus di Baldassarre Galuppi detto il Buranello, grande protagonista del barocco veneziano, e la prima esecuzione assoluta di Credo di Mario Pagotto, commissione del Festival. Gli esecutori sono l’Orchestra San Marco, tre cori pordenonesi e quattro giovani solisti impegnati a cantare la vocalità barocca e contemporanea, appositamente selezionati. Dirige Davide Pitis che con Mario Pagotto ha curato l’edizione moderna e la revisione del manoscritto di Galuppi.
In collaborazione con Orchestra San Marco Pordenone
INGRESSO GRATUITO
Si è aperto giovedì 27 ottobre, con la prima esecuzione assoluta in tempi moderni del “Dixit Dominus”, la 31^ edizione del Festival di Internazionale di Musica Sacra diretta dai Maestri Franco Calabretto e Eddi De Nadai, promossa da Presenza e Cultura, Centro Iniziative Culturali Pordenone e Casa dello Studente Antonio Zanussi Pordenone, in collaborazione con il MIC-Ministero della Cultura, l’Assessorato alla Cultura della Regione Friuli Venezia Giulia e con Promoturismo Fvg, Comune di Pordenone e Fondazione Friuli. Il sipario si è alzato su un evento di produzione che idealmente abbraccia le realtà musicali di riferimento, dall’Orchestra San Marco ai tre Cori Città di Pordenone, Spengenberg e Primo Vere, integrati dalle voci soliste di Eleonora Benetti soprano, Francesca Gerbasi mezzosoprano, Alberto Ambrogiani tenore e Francesco Basso bass-baritone, per la direzione di Davide Pitis. Inserito stabilmente nel circuito Italiafestival – la rete nazionale Agis dei più importanti festival italiani – il Festival Internazionale di Musica Sacra di Pordenone è sostenuto da Fondazione Friuli, Bcc Pordenonese Monsile, Electrolux e DForm, e si svolge in partnership con Fondazione Concordia Sette e la Diocesi Concordia Pordenone.
CERNIGOJ BELLUZ BUSAN DUGO FADEL FIGAR PIGNAT Nell’ambito delle iniziative del XXXI Festival Internazionale di Musica Sacra 2022 “Trinitas. Trinità dell’Umano”. Progetto espositivo organizzato da Presenza e Cultura, Comune di San Vito al Tagliamento, Centro Iniziative Culturali Pordenone e con il sostegno della Regione FVG.
484^ mostra d’arte, a cura del Centro Iniziative Culturali Pordenone Ingresso gratuito: sabato e domenica 10.30-12.30 / 15.30-19.00 INAUGURAZIONE sabato 10 settembre 2022, ore 17.30; Chiesa di San Lorenzo, San Vito al Tagliamento
INTERMEZZO MUSICALE CON LUDOVICA BORSATTI
Il tema del Filius, che connota quest’anno il XXXI Festival Internazionale di Musica Sacra, è certamente tale da dar spazio a molte possibilità di interpretazione sia in ambito musicale, come dal punto di vista delle arti figurative, che è quanto ora ci riguarda. È parso all’Associazione Presenza e Cultura, organizzatrice del Festival, che non potesse mancare un riferimento al Filius per eccellenza, il Cristo insomma, e in particolare alla figura del Cristo crocifisso. Ciò proprio perché ricchissima è la tradizione figurativa attorno a questo tema, che inoltre è vivo anche oggi sia in termini diretti, che significano la rappresentazione della figura in croce, sia in termini indiretti e simbolici, cioè quando nell’ambito di un lavoro la croce appare come un portato storico e/o culturale che però, appunto per questo, testimonia la presenza comunque attiva del simbolo. Ci è venuta subito in mente, a questo riguardo, la Via crucis di Augusto Cernigoj (Trieste 1898 – Sesana 1985) presente nella Scuola Mosaicisti del Friuli, realizzata a tempera su cartoncino come bozzetto per un mosaico poi non realizzato. È un’opera ricca di sapienza pittorica e di rimandi colti, come del resto era tipico dell’autore che fu, negli anni ’20 del secolo scorso, uno dei più importanti rappresentanti dell’avanguardia giuliana, avendo frequentato, tra l’altro, le lezioni di Kandinskij e Moholy Nagy al Bauhaus di Weimar. In questa Via crucis del 1936 – per la quale ringraziamo la cortesia della Scuola di Spilimbergo – Cernigoj si muove in ambito sostanzialmente espressionista, ma contiene il movimento e la deformazione delle figure, necessari al tono drammatico della vicenda, entro limiti nettamente calcolati, ulteriormente fermati e resi preziosi dall’uso di cromie nitide e molto raffinate. Accanto a questo importante nucleo di tavole viene esposto un consistente numero di lavori realizzati, in tempi passati e recenti, da artisti ben noti nel nostro territorio, alcuni impegnati direttamente sul tema della figura in croce, altri operanti invece in termini, come dicevamo, allusivi e simbolici. Diretti sono Giulio Belluz, Franco Dugo, Paolo Figar. […] Giancarlo Pauletto
Nell’ambito delle iniziative del XXXI Festival Internazionale di Musica Sacra 2022 “Trinitas. Trinità dell’Umano”. Progetto espositivo organizzato da Presenza e Cultura, Associazione Culturale Media Naonis, Centro Iniziative Culturali Pordenone e Comune di Cordenons, con il sostegno della Regione FVG.
483^ mostra d’arte, a cura del Centro Iniziative Culturali Pordenone Ingresso gratuito (lun-mer-ven-sab: ore 16.00-19.00) INAUGURAZIONE sabato 3 settembre 2022, ore 17.30; Centro Culturale Aldo Moro Cordenons
INTERMEZZO MUSICALE CON LUDOVICA BORSATTI
Non sarebbe troppo difficile – forse – parlare di queste fotografie di Roberto Giovetti se si potessero considerare una ad una, come singole icone da guardare nella loro presenza formale, ricavandone sensi e considerazioni specifiche. […] O, ancora, si potrebbe considerare la stessa persona fotografata mentre legge il giornale sullo sfondo della finestra e del giardino, anche questa una visione raccolta ma respirante, con gli oggetti di casa – tavolo, poltrona, telefono, perfino le porcellane disposte sul marmo sopra il termosifone – che non appaiono più essere semplicemente delle “cose”, ma i consueti compagni di una vita rassicurata anche dalla loro presenza. […]
Ecco, ognuna delle immagini potrebbe essere letta isolatamente, nei suoi valori specifici: non si vedrebbe però il fatto essenziale, cioè che esse sono momenti di una sequenza, in definitiva un racconto, la storia di una quotidianità raccontata con occhi attenti e partecipi da un figlio che guarda i suoi anziani genitori. Filius fortunatissimus si intitola questa mostra, e con questo titolo essa entra precisamente, e dialetticamente, nel tema che quest’anno connota il trentesimo Festival Internazionale di Musica Sacra, appunto il tema del Filius, dopo esserci centrato, nei due anni precedenti, rispettivamente sul tema del Pa ter e della Mater. […] È in questo contesto che diventano molto suggestive, direi proprio toccanti tutte quelle immagini, nella sequenza, che testimoniano la vita comune, appunto una quotidianità osservata con affetto ma anche con nascosta trepidazione, con la consapevolezza di chi sa che la fortuna di avere ancora i genitori con sé è una fortuna che, per comune destino, avrà fine. […] Questa mostra ci pare dunque una bellissima elegia attorno ad un rapporto fondante della vita, quello tra genitori e figli, rapporto complesso, essenziale, determinante, difficile da districare e difficile da esprimere. Roberto Giovetti ha saputo farlo in immagini ricche di sapienza fotografica e di sensibilità umana. Giancarlo Pauletto
Roberto Giovetti. Nato a Cuggiono (MI) nel ’54, ha cominciato a fotografare all’età di 10 anni con la biottica del papà. Laureato in Scienze Politiche con la tesi La Fotografia nella società, nei primi anni ’80 ha cominciato a occuparsi di fotografia professionalmente. Fortissima è stata l’esperienza di ritrattista a bordo di una nave da crociera da cui derivò una mostra al Diaframma di Milano nel ’90 sugli americani in vacanza. Nel ’99 ha partecipato a Hic et nunc. Dal ’95 si occupa anche di fotoritocco e grafica al computer. Il prepotente avvento del digitale e la diffusione di questi nuovi mezzi grazie ai quali sono tutti fotografi e grafici lo hanno disorientato fino a farlo rallentare notevolmente e regredire alla riscoperta del foro stenopeico. Ritrovata la pace interiore ha prodotto la serie Le mie camere, che bella foto sembra un quadro, esposta al Museo Carà di Muggia, in Biblioteca a Pordenone e altrove. Il suo approccio alla fotografia è ora molto più critico e disincantato. Nel 2011 ha aperto il Giovetti fotospazio a Pordenone, con esposizione di materiale fotografico tradizionale e due pareti per ospitare fotografi che non trovino altri luoghi idonei in città. Fra le ultime mostre da citare le personali alla Roggia di Pordenone e alla rassegna Vedere Oltre di Motta, Caleidoscopica (Palmanova) e Fotografario (Spilimbergo) 2019-20. Vive tra Sacile e Pordenone.