Klaipeda Chamber Orchestra (Lituania) Mindaugas Bačkus direttore e violoncello solista musiche di Bach, Bruch, Burato, Šerkšnytė, Sinkevičiūtė
Klaipeda Chamber Orchestra è una delle più importanti e dinamiche orchestre lituane, affermatasi, nei suoi 30 anni di attività, anche per le originali proposte musicali nel corso di innumerevoli tournées in tutta Europa. Questo programma, dal titolo emblematico, mette assieme echi barocchi con risonanze contemporanee – ancora una commissione del nostro Festival ad un giovane compositore, Riccardo Burato – che escono anche da anime musicali baltiche dei nostri giorni, con un messaggio di solidarietà che vorrebbe riverberare per mille anni e più.
Giovanni Feltrin organo musiche di Fasolo, Bossi, Vittadini, Liszt, Demessieux, Guridi in collaborazione con Festival Organistico Udinese
Il programma inizia con alcuni versetti organistici su di un Inno francescano e prosegue sul tema della Carità, imperniato su due grandi Santi, entrambi francescani, sino al finale, dedicato al Buon pastore. Giovanni Feltrin è interprete di forte personalità e versatilità, partecipando a importanti Festivals in molti Paesi europei, sia come solista che collaborando all’organo e al cembalo con Gli Archi Italiani, I Solisti Veneti, Orchestra di Padova e del Veneto, dell’Opera di Genova, del Teatro La Fenice di Venezia e gruppi corali.
Accademia d’archi Arrigoni Coro Kairos Vox Filippo Maria Bressan direttore Marco Cortinovis organista Musiche di Poulenc e Händel
Il coro trevigiano e i giovani talenti dell’accademia friulana sono guidati da uno dei più autorevoli direttori del nostro tempo, in un programma composito e accattivante. Il capolavoro del giovane Händel, scritto non appena giunse in Italia nel 1707, lungi dall’essere una prova di gioventù, rivela una straordinaria potenza e perizia compositiva. Il Concerto per organo, archi e timpani di Poulenc colpisce per il particolarissimo organico e crea un suggestivo contrasto con la sontuosa scrittura barocca händeliana.
Proiezione del film muto di Ugo Falena e Mario Corsi (1918) sulla vita di San Francesco Improvvisazioni organistiche a commento a cura di Ferruccio Bartoletti in collaborazione con Festival Organistico Udinese
“Ricordo che dopo la proiezione i Cardinali e gli altri eminenti Monsignori vollero esprimere il loro vivo compiacimento al maestro Mancinelli, a Ugo Falena e a me, e dissero che dal cinematografo la Chiesa poteva aspettarsi, come l’Arte, grandi nobilissime cose.” Mario Corsi (Cinema, fascicolo 43, 10 aprile 1938)
Il progetto espositivo nasce nell’ambito della XXXIII edizione del Festival Internazionale di Musica Sacra organizzato da Centro Iniziative Culturali Pordenone, Comune di San Vito al Tagliamento, Presenza e Cultura e con il sostegno della Regione FVG. Mario Micossi (1926-2005), artista friulano, ma internazionale, ha dedicato l’amore del creato, del “naturale”, alla montagna, alle Carniche come alle Giulie, alle Dolomiti e infine ai grandi monti della catena himalayana che egli, da grande appassionato, visitò osservò e ritrasse in un gran numero di tavole incise.
[…] La tecnica soprattutto usata è quella dell’acquatinta, per gli effetti latamente “pittorici” che essa permette attraverso le raffinate stesure cromatiche che si avviano dall’attento e paziente lavoro dell’artista. Sono, tutte queste vedute di Micossi, una realtà trasformata in fantasia, una ben concreta, verificabile successione di piani che diventano visione, quasi favola, un modo per trasferire ciò che gli occhi concretamente vedono in una sorta di “dover essere” del mondo in cui veramente si trasmette quell’Amor Naturae, di cui parla il titolo dell’esposizione. Molti gli esempi che si possono fare, qualcuno almeno andrà un po’ delineato, per rendere più concreto e verificabile il nostro discorso. Castello di Udine con Alpi Giulie, acquatinta. Estremamente suggestiva la visione della città, lasciata intuire attraverso i suoi culmini e campanili, con insediato al centro il Castello, vero nel volume, ma assai alleggerito dalla luce bianca che lo investe, dal sottile disegno dell’architettura, che separa e distanzia dalle montagne, tuttavia ricollegate visualmente ad esso dal chiarore della neve che illimpidisce l’azzurro più profondo con cui è delineato tutto lo spazio dell’alpe.
È questo, appunto, uno dei mezzi espressivi più efficaci che Micossi usa: l’impostare tutta la visione su due toni, il bianco e l’azzurro, qui separati solo da una zona di sapientissimo grigio-nero. L’effetto che così egli ottiene è quello di far diventare la realtà rappresentata quasi un cristallo dipinto, fermato per sempre in una luce che è nello stesso tempo vera e sognata. Il bianco e l’azzurro sono sostituiti, in altre tavole, da una dominante rosso-ocra sapientemente intersecata da caldi grigi di diversa tonalità, come si vede per esempio nel bellissimo trittico dedicato al Tagliamento: che diventa, nel montaggio di tre tavole, quasi un’incantata opera astratta, senza tuttavia perdere il fascino paesistico da cui è suggerito. Altre volte dominano i neri e i grigi, contrastati da fasce di bianchi sottilmente vibranti: è il caso, per esempio, di Jof Fuart e Valbruna, con la grande montagna che diventa quasi il fondale di una storia leggendaria e un po’ inquietante: perché Micossi sente anche il mistero, e il pericolo, della montagna. O le sinfonie che riguardano le Dolomiti, come Tre cime di Lavaredo e Croda dei Toni, sera, oppure Averau, Cinque Torri e Tofana di Rozes, da Cortina, che sono, nella loro vastità, come dei poemi visivi; o, per un ultimo esempio, Everest da Rongphuck, Tibet, acquatinta classicamente impostata, con un primo piano più scuro che fa risaltare la mole maestosa del monte nei suoi toni rosso-ocra, un’immagine di realtà che traduce tuttavia anche il trasalimento, la meraviglia, la stupefatta contemplazione di un uomo, Mario Micossi, che guarda l’imponenza della natura. E noi con lui. Giancarlo Pauletto
Il progetto espositivo nasce nell’ambito della XXXIII edizione del Festival Internazionale di Musica Sacra organizzato da Centro Iniziative Culturali Pordenone, Associazione Media Naonis Cordenons, Presenza e Cultura e con il sostegno della Regione FVG. Ubi charitas et amor, Deus ibi est, dice l’antica sequenza cristiana, Dio c’è dove c’è l’amore, e l’amore è appunto verso Dio, verso l’uomo e verso le cose create, la natura, come ci ricorda il Cantico di Francesco d’Assisi.
A rendere per immagini il tema dell’Amor hominis, cioè dell’amore verso l’uomo, abbiamo pensato di riproporre la mostra che Stefano Orsetti – artista di Portogruaro uscito dalla scuola di Vedova a Venezia – realizzò presso il Monastero del Marango, tra Concordia e Caorle, nel 2014. In quella mostra, intitolata Uomo in mare. Le migrazioni dell’uomo Orsetti rifletteva, attraverso le sue pitture ma anche attraverso un immaginario dialogo tra due persone, sul tema dei migranti, riferendosi in particolare al terribile naufragio accaduto l’11 ottobre del 2013 presso l’isola di Lampedusa.
Egli specificava, nell’introduzione al catalogo, che si trattava in fondo di uno story board, cioè di una sequenza narrativa che invitava a riflettere sul tema delle migrazioni umane ben al di là dei tanti incitamenti alla paura e anche all’odio che accompagnavano e accompagnano il fenomeno, esistente da tempi remotissimi, le cui cause vanno indagate con obiettività, se si vuole comprenderlo e farvi fronte in maniera civile, senza perdere le coordinate fondamentali che sostengono l’idea stessa dei “diritti umani”, idea la cui perdita segnerebbe un imbarbarimento gravissimo della nostra convivenza sociale. […] La solidarietà, in altre parole, dovrebbe scaturire dalla chiara consapevolezza che è l’umanità intera che si deve salvare, tutta assieme, dal suo possibile naufragio, determinato dalle contrapposizioni e dalle guerre, che oggi possono diventare una sola, l’ultima: la guerra nucleare totale.Basta – ci pare – questo esempio per capire che si tratta di una mostra fortemente impegnata sul piano etico e che richiede anche allo spettatore un impegno serio di osservazione e riflessione. […] Giancarlo Pauletto
Intermezzo musicale con Prisca Luce Verardo Ventiduenne sacilese, ha iniziato lo studio del violino a 6 anni. Ha studiato con Michele Lot e David Filipe. Ha seguito corsi di perfezionamento con vari professionisti, tra cui Gianpiero Zanocco, Massimo Belli, Giancarlo Nadai, Luca Braga, Ilya Grubert, Elliot Lawson, Amiram Ganz, Davide Zaltron. Si esibisce come solista in varie occasioni accompagnata dal pianoforte, dall’organo, dall’orchestra. Ha partecipato con successo ai concorsi violinistici di Cittadella, Piove di Sacco, Padova e Pordenone. Collabora con l’orchestra del Duomo di Pordenone e con formazioni da camera. Ha seguito una masterclass di musica folklorica svedese con Mia Marine. Nel 2021 ha vinto il concorso e studia presso l’Accademia di Musica Lettone “Jazeps Vitols” di Riga (Lettonia), sotto la guida della docente Tereze Ziberte-Ijaba. In questo contesto ha partecipato a varie masterclass con i docenti Tamar Bulia (Georgia), Tobias Granmo (Svezia), Nuno Soares (Portogallo), Luis Ruben Gallardo (Spagna). Nel 2024 ha seguito una masterclass a Vienna con Thomas Christian ed è stata selezionata per il concerto finale.
PROGRAMMA Georg Philip Telemann (1681-1767) Fantasia n. 1 in Si bemolle maggiore Largo – Allegro – Grave – Allegro
Max Reger (1873-1916) Wiegenlied
Henryk Wieniawski (1835-1880) Saltarello op.18 n.4